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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
pittore (27-2-1901) [Inizio Voce]l'altro all'aurora della vita e della carriera, si ritrovarono insieme ad esporre i propri lavori. Il vecchio non portava più nulla di nuovo: le sue figure, i suoi colori, le sue composizioni erano stereotipate, stanche, tarde, come non mai; il giovane artista esponeva il suo primo saggio franco, pieno d'idealità, pieno di fede. La vostra città ha raccolto l'ultima opera del Mariani, che non era venuto per volontà di popolo, come al tempo di Giotto e di Raffaello, per diffondere nuove idee. Ahime! ben diversa è stata la sua estrema missione! Lo scempio di una chiesa romana, tipica, uno dei più mistici, dei più intimi santuari della fede e della religione di nostra gente, era stato decretato, e l'artista non badò tanto pel sottile; egli faceva il pittore e pitturò come meglio poté e seppe. Oggi non è più tempo di tornare sul mal fatto. L'artista è sceso sereno e calmo nel sepolcro, e Roma ha reso il suo tributo di affetto ad uno dei suoi figli più buoni e più laboriosi. Roma, febbraio 1901. (G. Aurini) — (*) Pubblichiamo questo scritto del nostro collaboratore, non però dividendone tutte le idee, e lasciando a lui la responsabilità (N. d. D.)
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