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      In quello, al povero Pedrolo, il padre di Drollino, accadde un brutto caso. Un puledro mal domo, ch'egli stava governando, gli sferrò un calcio terribile nella coscia. Il poveretto ebbe a restare coricato per quaranta giorni e quando s'alzò s'avvide con immenso dolore d'essere ormai irrimediabilmente sciancato! Si trattava dunque di rinunziare ai cavalli. Che colpo per il povero cavallante.... non poteva crederci, non sapeva rassegnarsi! Ma il Principe impietosito seppe assicurargli un posto che, da un lato almeno, tornava consono alla vocazione del ferito e alle sue attuali condizioni di salute. Lo fece portinaio delle scuderie coll'alloggio accanto a queste. Pedrolo non governava più i cavalli liberi, ma vedeva gli altri, li udiva, poteva passeggiar tutto il giorno arrancando colla sua gamba storpia nei pressi della scuderia. Drollino naturalmente aveva seguito il padre nella sua nuova dimora.
      Ma con quanto dispiacere! Scappava laggiù ai pascoli tutte le volte che poteva; ma pure ogni tanto gli toccava star in casa! Almeno se avesse potuto lavorare in scuderia! Ma i palafrenieri e i cocchieri non eran punto teneri pei cavallanti; ed i mozzi erano in continua lite con quel ragazzotto insolente, facevano apposta a non lasciarlo giungere sino ai cavalli, lo canzonavano quando egli pretendeva dar pareri.
      Drollino si rodeva (forte dei suoi bricioli di esperienza), del suo acuto istinto d'osservazione. Pensava a fuggire definitivamente. Aveva un certo progettino; voleva, un giorno o l'altro, rubare un cavallo e poi scappare, andarsene nella pianura illimitata.


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Mia
Romanzo
di Ines Castellani-Fantoni Benaglio (alias Memini)
G. Galli Editore Milano
1884 pagine 180

   





Pedrolo Drollino Principe Pedrolo Drollino