Allora, nel silenzio della notte, si sentì, acuta, stridula, rapida come lo scoppio d'un razzo, la voce di Drollino che mandava il grido d'allarme "Ai ladri!" E gridando, s'era lanciato su quello dei malfattori che gli stava più vicino e gli si era appeso ad un braccio facendosi, nella fuga precipitosa di colui, trascinare come un peso morto. Il cane di guardia abbaiava a squarciagola, i contadini inseguivano correndo; s'era alzato un baccano incredibile.
A un tratto si vide un lampo, s'udì uno sparo, cui tenne dietro un grido acutissimo. I fuggitivi erano incalzati da vicino, ma due di questi riescirono a porsi in salvo; il terzo, quello a cui s'era avvinghiato Drollino, e che per isbarazzarsene gli aveva sparato addosso un colpo di pistola, fu preso. Ma il fanciullo giaceva inerte sul terreno.
Non morto però, nè moribondo. La palla s'era acquartierata in un polpaccio rispettando le ossa. Gli venne estratta la notte stessa ed egli rimase l'eroe incontrastato dell'avventura.
Il Principe venne a trovarlo nello stanzino del portinaio; s'accostò al letto, disse un sonoro "bravo", e cacciò la mano sotto il lenzuolo per sentire il parere del polso. C'era un po' di febbre, naturalmente, ma nulla di grave.
L'eroe era debole assai, ma grato, superbo di aver meritato tanti onori e sopratutto una visita del Principe. Al padre che gli chiedeva più tardi se nel momento terribile non avesse avuto paura, rispose coscienziosamente di no. - Cioè - corresse un momento dopo - ho avuto paura di due cose: che mettessero fuoco alle scuderie e che destassero la signorina Milla!
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Mia
Romanzo
di Ines Castellani-Fantoni Benaglio (alias Memini)
G. Galli Editore Milano 1884
pagine 180 |
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