Egli si fece rosso, e scosse energicamente il capo. No, non le avrebbe dette più quelle brutte parole.
Si compresero, e sorrisero.
- Salutami Mia... - continuò gravemente la bimba.
- Vieni Milla, - chiamò il Principe. - È attaccato.
Drollino si mise a correre disperatamente lungo il viale. Giunse al cancello, trafelato, ma in tempo per vedere a passar la carrozza... per gettare nell'interno di questa uno sguardo profondo. Dietro il cristallo alzato, si vide per un secondo una manina bianca che salutava. L'agente, che era anch'esso venuto sin lì, prese per sè quel saluto, e scappellò profondamente. Era molto lusingato, e Drollino, accanto a lui, teneva dietro collo sguardo alla carrozza, che si faceva già piccina piccina sulla neve della strada.
Stavolta gli onori e i rimpianti della partenza erano stati tutti quanti per Milla, che non sarebbe tornata più per tanti anni. Il Principe aveva detto gaiamente: "Arrivederci questa primavera," e nessuno s'era creduto in obbligo di commuoversi per lui. Pure l'assenza sua doveva essere ben più lunga di quella di Milla, doveva prolungarsi sinchè i mesi diventassero anni, gli anni secoli, e i secoli eternità. I suoi agenti, i suoi cocchieri, i suoi cavallanti l'avevano veduto per l'ultima volta. Morì a Parigi, sul finire dell'inverno, d'un malore acutissimo, mentre la Milla, nel suo grandioso e signorile convento, cominciava ad abituarsi a quella vita di reclusa, a farsi adorare dalle sue compagne, e a innamorarsi perdutamente della superiora, di sette suore, di due converse e di quattordici compagne, e parlava di farsi monaca per star sempre con loro.
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Mia
Romanzo
di Ines Castellani-Fantoni Benaglio (alias Memini)
G. Galli Editore Milano 1884
pagine 180 |
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