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      Dunque fra tutte le ipotesi possibili, quella della comunicazione coi defunti è ancora la meno improbabile.
      Insomma, in generale i fatti medianici sono fatti, non imposture nè allucinazioni(70). E questi fatti parlano così: l'interrogare e il rispondere provano che la causa di questi fatti è intelligente; il vedere senza occhio toccar senza mani, rendono probabile che quest'intelligenza sia spirituale; l'incoscienza e la passività del medio provano che questo spirito può non essere quello del medio; il dir cose che il medio non può sapere e far cose che il medio non può fare, provano che non è lo spirito del medio; il dir cose che soltanto un dato defunto poteva sapere, e assumere l'aspetto vivente che aveva soltanto un dato defunto, provano che è lo spirito di un defunto. Se aggiungiamo che queste intelligenze dicono tutte di esser le anime dei defunti; che a priori non si può dir impossibile che abbiano ragione; che hanno per loro la tradizione, e l'apparizione dei viventi ormai constatata, e osservazioni odierne di apparizioni spontanee di defunti autentici; che ciò che dicono rende meno assurda la vita e più logica la morale; che non hanno contro di loro che la nostra abitudine inveterata di creder il contrario, e la nostra paura d'esser ingannati dalla paura di morire; che non si può smentir le prove che danno che con una sola ipotesi, quella d'una forza ignota ed incosciente del medio, della quale il minor difetto è quello di non spiegar nulla; se pensiamo a tutto questo simultaneamente, e se giudichiamo liberamente, come possiamo negare che le anime dei defunti sopravivano e che qualche volta si manifestino a noi?


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Per lo Spiritismo
di Angelo Brofferio
Domenico Briola Editore
1893 pagine 316