Il Colonna richiamavale in vigore, e prescrivea altre più severe restrizioni (2544), cui la ragione filosofica applaudiva, e che trovava anche opportune l’orgoglio de’ grandi, quasi sempre, più che dalla propria volontà, obligati dall’esempio a non farsi sopraffare dalla splendidezza degli emuli.
Meritava l’attenzione del governo anche la maggior profusione di enormi somme, che faceasi per le funzioni del prender l’abito monastico delle nobili fanciulle; e il Colonna emanava opportunamente un bando (2545), col quale limitando la gravezza delle spese [657] serviva la religione cui non convenivasi cotanto fasto, e serviva a mantenere le fortune nobilesche, che si sperperavano stoltamente in magnificenze inopportune.
Queste sagge prescrizioni del governo faceano però d’altra parte palese la ricchezza del numerario in Palermo. Non è bene il versare inutilmente ingenti somme di denaro, ma chi non ne ha non ne spende. Nè sola era la nobiltà, posseditrice di cosiffatte ricchezze, ma per conoscersi quante ne possedessero ancora i monasteri sì d’uomini che di donne basterà lo accennare che il monastero del Cancelliere nel solo anno 1775 giunse a crearsi, dopo facoltà avutane da papa Ganganelli, un vasto giardino cinto d’alte mura e una casa nella campagna de’ Colli; e che a togliere lo abuso di alquanti frati ricchi e oziosi si passò all’abolizione de’ così detti conventini, i quali altro non erano che deliziosi piccoli appartamenti filiali de’ gran conventi, dove ritiravansi pochi frati a menar vita signorile, e beata nel senso del mondo più che del cielo.
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