Un Mr. Gioeni con profusione reale, e risibile insieme, fabbricava in pietra in mezzo al mare, all’Acqua Santa, un vascello ch’era la più strana estiva delizia, e scavava nella viva rupe sulla spiaggia vasti magazzini di attrezzi, e un bagno marino che serba anche oggi il nome di Grotta di Gioeni. A dar poi maggior prova della ricchezza palermitana in numerario di quei tempi, basta il vedere occupato il Colonna a coniare la già quasi abolita moneta plateale di rame, ridotta a sì poco che a procacciarsela in cambio d’oro e d’argento era forza pagar l’agio di un trentesimo. In quest’anno, di fatti, essendo maestro della regia zecca il principe di Torremuzza fu mandato ad effetto quel viceregio provvedimento.
Erano ben diversi all’epoca di cui parliamo i principî della politica economia da quelli che oggi sono, e per quanto sieno più filosofici e ben ponderati i presenti, e tirati dall’esperienza de’ secoli, pure talune massime economiche degli antichi erano direi quasi mali necessarî, a riformare i quali sarebbono bisognate molte altre cose in corrispondenza. E così era a quei tempi di talune restrizioni commerciali in fatto di generi annonarî, per la qual cosa erano spesso costretti i governanti ad emettere disposizioni che oggi sarebbono tenute assurdi economici, e che pur tuttavia servivano allora ad evitare mali maggiori. Una penuria di grano, un’epizoozia bovina chiamava tosto l’attenzione de’ ministri del re a proibire la estrazione della carne e del grano, e a minacciare severissime pene a’ contraventori.
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