Intanto il vicerè, secondando il patrio zelo del pretore marchese di Regalmici, vedea maggiormente abbellirsi di giorno in giorno questa bella città, per opere opportune e nella via Macqueda detta anche Nuova, e sulla marina, la cui passeggiata da lui si addimandò Colonna, e nella cortina delle mura che la ricingono dal lato di ponente; e nel ristauro e migliore collocamento di fontane e di obelischi che ornavano i passeggi e le vie più frequentate; e nel rifare il corso del vicino Oreto; e nel gittarvi sopra un nuovo ponte. Nè ristavansi a questo le opere pubbliche del benemerito pretore. Imprendeva egli ad aprire una strada che da porta Macqueda conducesse direttamente alla bella villa del principe di Villafranca. Fu tanto l’entusiasmo de’ cittadini per tale opera che nel mandarsi ad effetto furono veduti moltissimi giovanetti della classe del popolo offrirsi spontanei al lavoro, e faticarsi al ripianamento della via segnata.
Dal felice accordo del vicerè e del pretore erasi di molto abbellito il materiale di Palermo, e ciascuno se ne augurava ulteriori vantaggi, quando fu inteso che il re erasi degnato di riconfermare per un altro triennio nella carica viceregia il Colonna; ma in quest’anno medesimo dovea perdere Palermo il suo amato pretore, di cui spirava la carica, e il vicerè per malattia che lo costrinse a recarsi in Napoli. Prima però di lasciare questa capitale, era destinato il Colonna ad assistere a uno de’ nostri parlamenti, degno di essere ricordato, come quello che gittò la prima pietra all’opera più desiderata pel commercio interno della Sicilia, le strade.
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