Occupavansi principalmente i nostri parlamenti a votare i donativi da farsi alla corona. Di questi donativi alcuni erano detti ordinarî, giacchè non avean sofferto alterazione da più di mezzo secolo addietro, altri [659] dicevansi straordinarî, benchè in gran parte fossero anche soliti a darsi. Formavano questi donativi, diremmo ora, il Budget dello stato. Oltre a questi donativi votavano in questo parlamento i tre bracci o camere che lo componevano 700 mila scudi da destinarsi all’apertura o al ripianamento di 700 miglia di strade, calcolandosi mille scudi per ogni miglio. A non gravare però di tanta imposizione in una sola volta il paese offrivasi perpetua rendita di scudi 24 mila, che ridotti in capitale per vendite a farsene ai capitalisti, alla ragione del 4 per 100, davano le somme bisognevoli alla pronta esecuzione della grande opera progettata. L’ex-pretore principe di Scordia Branciforti e Naselli era allora prefetto delle strade. Chiudevasi d’ordinario il parlamento con la dimanda di talune grazie al re, e fra queste la prima fu di chiedere la terza riconferma del Colonna nel viceregnato; ciò che fece se non altro manifesto come i membri del parlamento, e sopratutto i baroni, ch’erano i più influenti, fossero ben disposti in favore di un vicerè che non avea mai urtato di fronte il potente baronaggio di Sicilia. Verranno ben presto altri tempi pei quali si farà manifesto come già fosse de’ primi scrolli la feudalità minacciata in Sicilia.
      A 2 luglio 1778 partiva per Napoli Marcantonio Colonna, già principe di Stigliani sin dal 1775 in cui era passato fra i più il di lui padre.