Ma a Messina furono creduti dal volgo molti i colpevoli di quella carestia, i quali comechè non insigniti di viceregia rappresentanza, che incute sempre qualche rispetto nel popolo, ebbero a patire gravissimi danni negli averi; e videsi più di una casa saccheggiata, e più di un rogo di suppellettili inceso. Il contegno militare della guarnigione, e la prudenza del Cortada posero termine a quel trambusto, di che fu fatta poi giustizia dal governo, spedendovi in commissione di ministro di stato l’avvocato fiscale Filadelfo Artale, che punì i colpevoli, e fra questi ancora alcuni membri del senato messinese che aveano dato occasione al sobbuglio. Nella dimora dello Artale in Messina, assunse anch’egli il titolo di consultore del vicerè, quando vide insignito della carica di presidente del regno il Cortada; ma come nulla riuscì col fatto quella prima presidenza del Cortada, così nullo tornar dovea l’ufficio del consultore; essendo rimaste intatte, siccome annunziammo, in Palermo tutte le dipendenze viceregie.
Quando poi il Colonna nominato capitano delle guardie del corpo lasciava deffinitivamente questa capitale, il Cortada nuovamente assunto alla carica di presidente del regno, trasferivasi a Palermo, giungendovi il 28 luglio del 1780. Nessun provvedimento governativo, che meriti particolar menzione, egli imprese nel suo breve governo, ma non furono interrotte le opere pubbliche, fu mantenuta la quiete della città, e seppe egli reggersi sì destramente che non riuscì grave a nessuna classe di cittadini.
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