Avea già poco prima nel 1779 un Cicala costituita la rendita di onze cento di netto, perchè fosse destinata al compimento del prospetto della grandiosa chiesa di s. Giuseppe, e a vestirne di marmi il pavimento. D’allora sino ad oggi, cioè per sessanta e più anni, non vedesi ancora terminato quel prospetto che formerebbe l’ornamento del più nobile quatrivio di Palermo. Il capitale di onze cinquemille fu creduto allora che bastasse a tutta l’opera, e sei mille e più onze non son bastate che al pavimento e al gretto risarcimento di un solo lato de’ tre che il compongono; e non bisognò meno a questo che il deciso volere del regnante Ferdinando II, nel promuovere le opere pubbliche, emulo del suo grand’avo Carlo III.
Davasi facoltà nel 1781 a’ Palermitani di eseguire il corso de’ loro studî, per ottenere le lauree in medicina o in legge, nel collegio di Palermo, per poi adempiere alle sole formalità della laurea nell’università di Catania. Preludio questo dello stabilmento che doveasi fare in Palermo di quella università che seppe in breve tempo a tanto lustro elevarsi, e che i buoni vorrebbero mantenuta a livello de’ suoi felici primordî e della sempre crescente civiltà dell’Europa.
Fin da’ tempi dell’arcivescovo Filangeri erasi conosciuta la necessità di risarcire l’antica e magnifica basilica del duomo, già manomessa in più luoghi dalle ingiurie del tempo. Un cavalier Fuga napolitano architetto, avea già dato il disegno del ristauro nell’anno 1767. Nel 1781 fu data opera all’esecuzione.
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