Le acque basse a quel luogo, e gli scogli di che sparse erano, resero grave quella caduta; sicchè il principe di Villafiorita ebbe a restarne molto mal concio. Si disputò lungamente del come riparare l’offesa. Due magnati, scelti d’ambe le parti, disputarono lungamente in pro delle famiglie contendenti, consultando tutti i codici della cavalleria; parve però che la lite fosse stata giudicata in appresso contraria al duca della Grazia, il quale ebbe a soffrire prigionia di più mesi in castello, che sarebbesi prolungata per più anni, secondo le determinazioni del governo, se per la interposizione di comuni amici non si fosse riuscito a spegnere ogni rancore, e a condurre a pace le due nobili famiglie.
Questi furono gli avvenimenti ch’ebbero luogo nella corta dimora del presidente del regno e capitan generale Cortada e Bru a Palermo. Già aveasi notizia che nel luglio del 1780 era stato eletto a vicerè di Sicilia e richiamato dall’ambasceria di Francia Domenico Caracciolo marchese di Villamaina, del cui governo viceregio faremo parola nel seguente capitolo.
CAPO II.
Domenico Caracciolo marchese di Villamaina vicerè. Gioacchino De Fonsdeviela presidente del regno e capitan generale.
Altri tempi richiedevano già altri uomini al reggimento della cosa pubblica, e i nostri sovrani, non ultimi a sentire l’influenza della nuova filosofia, conobbero quanti abusi fossero a riformare, e come era da affidarne la cura a chi, spoglia la mente di antichi pregiudizî, sapesse con fermo braccio portare ne’ sudditi di Sicilia quella salutare riforma di costumi, che era già il desiderio, anzi il bisogno di tutti i popoli d’Europa.
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