Gli avvocati e i causidici andarono esenti dal prestarsi a tale opera cittadina.
Si aveano molte strade non lastricate. Il Caracciolo volle provvedervi, facendone, com’era giusto, gravitare la spesa su i ricchi, che soli poteansi strascinare ne’ carri. Decretava egli la imposizione di onze dodici, da pagarsi in quattro anni, alla ragione di onze tre all’anno, da’ possidenti di completi equipaggi. E pure riusciva gravissimo il provvedimento a’ baroni che soli ne avrebbero fruito il vantaggio; ne mormorarono fortemente, ma bisognò che pagassero. Vi ebbe una principessa che in tutti i conti non volle adattarvisi. Caracciolo, che non era uomo a patire eccezioni, lasciò che fosse seguestrata alla dama renitente la sua carrozza. Parve questo, chi il crederebbe? uno scandalo; ne fu fatto ricorso in Napoli; ed era allora sì radicato l’uso de’ privilegi nobileschi, che venne risoluto non doversi procedere, in altre simili occorrenze, che per via di sequestri delle rendite e degl’immobili.
Sin da’ tempi del vicerè Colonna, veduti gl’inconvenienti che derivavano dalle processioni notturne, si pensò ad impedirle; ma sotto Caracciolo bisognò che si proibissero ancora le processioni pomeridiane, restando permesse solamente il mattino, e non al di là del mezzogiorno. Provocò questa disposizione, forse per gravi motivi avutine nella sua diocesi, monsignor Giovan Battista Alagona vescovo di Siracusa (2551).
Cominciavansi già intanto a farsi manifesti i segni dell’aristocratico mal contento. Fu detto il Caracciolo uomo ineducato e di cervello balzano.
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