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      Pure molti provavano ad eludere la legge del fidecommesso sotto speciosi pretesti di affrancarsi da pesi o di far nuovi acquisti. Bisognava però che giustificassero, sotto la vigilanza del fisco, questi loro pretesti di sciupamenti, onde ottenere il necessario permesso del governo che assicurava, a pro degli acquirenti, i fondi messi in vendita dal barone, col verbo regio e col privilegio delle strade Toledo e Macqueda. Il Caracciolo, che non potea pensare allora all’abolizione del fidecommesso, per gli effetti della quale sarebbersi in pochi anni distrutte le baronali famiglie, volle al meno frenare l’abuso che faceasi di queste vendite corroborate dal verbo regio, e pubblicò un bando che ingiungeva a’ magistrati, cui ciò incombeva, di vegliare allo adempimento di tutte le condizioni necessarie e volute dalla legge nelle contrattazioni da farsi sotto lo scudo del verbo regio (2554). Provvedimento non discaro a quei baroni che miravano alla conservazione del corpo feudale, ma duro a quegli altri che non paghi di un largo censo, avrebbero voluto ingoiarsi in pochi anni gli averi di tutta una discendenza.
      In questo medesimo anno 1782 toglieva il Caracciolo con altro bando (2555) l’uso della spada agli artieri meccanici, provvedimento utile da un lato perchè disarmava gente volgare, la più parte corriva alle risse, ma ingiusto dall’altro perchè parea che anteponesse a’ probi ed onesti artigiani, chè veramente se ne veggon non pochi meritevoli di rispetto, taluni perturbatori, i quali si fanno appartenere alla classe de’ gentiluomini, perchè ne vestono gli abiti.


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
Appendice - Indici - Note
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1333

   





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