La Religione di Malta non fu tarda anch’essa ad accorrere con le sue galere, viveri recando, offrendo soccorsi pecuniari, ed impiegando ai più arrischiati lavori di molti schiavi le braccia. Non pochi privati gareggiarono di generosità, e tra questi si distinse principalmente la vedova principessa di Villafranca donna Vittoria Colonna. Non pertanto era sì paurosa la memoria dell’accaduto, erano sì sdrucite le case rimaste in piedi, eran sì frequenti, benchè più leggiere le scosse del terremoto, anche dopo molti giorni dal primo scotimento, che tutti gli abitanti di Messina stettero assai tempo accampati nei piani sotto tende o baracche di legno. Parea una città nuova Messina e tutta diversa dall’antica e pel sito che occupava diverso dal primo, e per la forma diversa delle abitazioni.
In Palermo dove il tremor della terra erasi anche avvertito, e dove era stata intesa al vivo la pietà del messinese disastro, non si lasciò d’invocare con pubblica solennità l’Altissimo, perchè sospendesse gli effetti del suo flagello sopra la seconda città del regno, e di ringraziarlo per non avere esteso quella calamità sull’isola tutta.
Il marchese di Regalmici, dopo di essersi per quanto era in lui al bene dei Messinesi adoprato, dopo di aver sostenuto il decoro della sua missione, anche a fronte della rivalità inopportuna del principe di Calvaruso, credendo non più necessaria la sua presenza in Messina, fece, a 19 ottobre 1783, ritorno in Palermo; e diede così a conoscere come egli preferisse all’ambizione di un illimitato comando, il far tacere le gare e le gelosie che dai maligni o dai malaccorti volevansi suscitare.
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