Non era però ancor matura la totale caduta della nostra feudalità. Vedremo a suo tempo le vicende che avrà essa a subire, e come si estinguerà più per propria che per opera altrui.
In questo anno faceva l’erario regio la rivendica dell’officio della posta di che trovavasi in possesso la casa di Villafranca. Non entreremo noi a discutere se fosse o no giusto lasciare in mano di privati questo dritto di regalia; ma certo è che gli antenati di Villafranca lo aveano comprato da’ legittimi sovrani, e che quindi prima di esserne sposseduti gli eredi avrebber dovuto esser rimborsati non che del primo capitale della compra, ma [676] ben anche delle somme pagate in varî tempi alla corte in prezzo dell’officio. Intanto il Villafranca non ebbe al momento che il primo capitale, e la promessa di doversi liquidare tutte le altre somme di che andava creditore co’ frutti al 5 per 100 sino al totale rimborso. Pure per la solita lentezza con cui procedono le cause passive del fisco, e per mille casi impensati, questa liquidazione non potè terminarsi prima dell’anno 1834 in cui fu statuito, più a modo di transazione che d’altro, il credito liquido della casa Villafranca nella somma di onze 55,000. Sarebbe stato un tempo, in cui l’attuale principe Villafranca, col solo realizzare questo ingente suo credito, si sarebbe salvato da quella decadenza, in cui lo immersero sventuratamente mille disastrose vicende. La giustizia del regnante Ferdinando II, nel mostrarsi larga di considerazioni verso il capo e non pochi altri membri della famiglia Alliata, ha dimostrato di volere accorrere in di lui ajuto contro tale non meritata sventura.
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