Veramente sarebbe stato oltremodo difficile il trovare altro uomo che fosse più di talenti fornito e più solerte del nostro De Cosmi nel corrispondere alle benefiche mire del governo; ed a coltivare la novella pianta che doveva in breve mettere radici sì salde, e portare tanta abbondanza di frutti.
In mezzo a tanti provvedimenti di pubblica civiltà non trascuravansi quelli che poteano migliorare il materiale di Palermo. Nel corso del solo anno 1786 furono incominciate e a termine condotte molte opere interessanti nell’antico fabbricato della vicaria; e la quinta casa de’ gesuiti al Molo tramutavasi in casa di correzione. Erano tempi allora in cui era meno sparsa, è vero, la istruzione in tutti i rami dello scibile, ma nei quali esistevano minori contrasti e gare vanitose, che sono sempre d’inciampo al celere andamento delle opere pubbliche. Gli uomini a cui il governo commettevane la cura, vi attendevano con amore e solerzia, e non sdegnavano i consigli delle persone dell’arte, paghi della gloria di uomini onesti che vogliono il bene e sanno adoprare a conseguirlo i mezzi opportuni. Nei brevi anni del governo di tre soli vicerè, Colonna, Caracciolo, e Caramanica, vide la Sicilia migliorate le poche strade che avea, altre nuove ne furono intraprese, e Palermo restò abbellita di tanto, da dover sembrare una città nuova a chi ne fosse stato lontano non più di dieci anni. E ciò che torna più decoroso all’epoca di cui trattiamo, è il considerare che tenui somme bastavano a grandi imprese.
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