Appena giunta fu chiusa nel monastero della Solitaria, [679] sotto rigida vigilanza, non essendo stato permesso, e ciò dopo qualche tempo, di andarla a visitare, che alla figlia soltanto. Due mesi più tardi, interpostasi la corte di Spagna, la principessa di Aci ebbe libertà di tornar tra i suoi lari. Il motivo che si vociferò di questo avvenimento fu la segreta corrispondenza, che tenea questa dama con la corte spagnuola; la quale, informata delle novità che operavansi dalla corte di Napoli, non lasciava di quando in quando di ammonirnela. La regina Carolina cui spiacea fortemente che altri volesse ingerirsi de’ fatti suoi, facea cadere il suo risentimento su i proprî sudditi, ch’ella credea avessero rimestato quella facenda.
E veramente tutti i governi di quell’epoca, mentre già sentivansi i segni precursori della tempesta di Francia, credettero nella loro politica, mostrarsi più gelosi delle regie prerogative, e recedere alquanto da quella liberalità di principî e di concessioni che la tendenza del secolo avea loro consigliato, e che ora temevano non conducesse i popoli a straripare dalla solita ubbidienza e dai doveri di sudditi. Dopo gli atti di rigore che venghiamo di narrare, fu sensibile oltre modo a Palermo quello che si volle esercitare non già sopra uomini viventi cari o discari alla pubblica opinione, ma sulla memoria di persone delle quali aveasi voluto onorare la fama. Nel palazzo senatorio di Palermo eransi a diversi tempi erette quattro statue ad onore di quattro personaggi benemeriti del paese, Antonino Mongitore, p. Giordano Cascini della compagnia di Gesù, marchese Casimiro Drago, Carlo di Napoli.
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