Fu dato ad intendere alla corte che simili pubbliche onorificenze non fossero dovute che a’ soli sovrani; ma non si disse d’altra parte ad onore del vero, che quelle statue, essendo collocate nella casa comunale, non indicavano che glorie cittadine e private, e che la generosità de’ sovrani ne avea permesso, alle volte, la erezione nelle pubbliche vie e nelle piazze, quando avea creduto che uomini insigni avessero ben meritato della patria. La sera del 9 marzo 1787 pertanto in esecuzione di ordini superiori, il pretore fece togliere dai luoghi dov’erano collocate le quattro statue delle quali è parola. Il consultore Simonetti fu creduto il consigliere e l’autore di questa gelosa misura in odio dell’opera pubblicata anni addietro da Carlo di Napoli, e ch’egli avea già sentenziata degna del fuoco per mano del boia nella sua rimostranza intorno all’abolizione del mero e misto impero. L’opera del Napoli portava per titolo Concordia tra i dritti baronali e demaniali, e però, come ognun vede facilmente, non poteva essere che di ostacolo a’ principî della Rimostranza. Checchè vogliasi pensare della cosa, le statue erano state deposte in luogo appartato ed abbietto del palazzo senatorio. Il canonico Serio rispettabile uomo non meno che insigne letterato de’ suoi tempi, fu il primo a reclamare che fosse a lui data la statua del Mongitore, perchè almeno potesse onorarla in sua casa, che era la casa di un parente, siccome fecesi a dimostrare sulla fede di autentici documenti, e l’ottenne.
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