Essendo stati espulsi per regio comando i frati cisterciensi, fu per sovrana determinazione ordinata la incamerazione della terra e stato di Prizzi, investendone la real commenda della Maggione. La casa Bonanno ne fu quindi spogliata, salvo il dritto a ripetere le somme che avesse potuto per avventura erogarvi in migliorie e benfatti.
E perchè potesse conoscersi la generale tendenza de’ fiscali a quell’epoca, giova qui anche il riferire che, per denunzia di un Simone Buscemi, divenuto nemico del marchese di Cordova, veniva commesso allo esame dell’avvocato fiscale del real patrimonio il conoscere se aveasi dall’erario dritto alla reluizione dell’ufficio di maestro notaro del tribunale del concistoro posseduto da quel marchese. Erano i baroni così d’ogni dove bersagliati; ora vedeansi recisa una feudale prerogativa; ora sposseduti di un acquisto illegale o anche dubbio fatto da’ loro antenati, ora in pericolo di perdere officî comprati, appena poteasi mettere in campo il dritto di regalia, ed ora minacciati da leggi che facean vacillare le proprietà che essi credeano assicurate nelle loro famiglie per le lunghe procedure forensi che bisognavano a ripeterle da chi potesse vantarvi sopra qualche pretenzione. E veramente le lunghe forme prescritte dal re Alfonso per le cause feudali facean poco temere a’ possessori le aggressioni de’ pretendenti. La vita di una causa feudale, secondo il rito di Alfonso, non potea durar meno di anni ventuno, quando anche si potessero ottenere senza [681] ostacolo le tre volute sentenze conformi, e, il così detto, perpetuo silenzio.
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