Un solo di questi giudizî che andasse perduto, era più che sufficiente ad eternare la lite o almeno a prolungarla oltre il secolo.
Un reale dispaccio di agosto 1787 (2571) aboliva le lunghe procedure di Alfonso, e apriva facile il campo a mille cause feudali, per le quali i feudi poteano agevolmente passare di una in altra famiglia, col certo danno in ambe le parti litiganti delle enormi spese de’ giudizî.
Se non fu privo quest’anno 1787 di gravi atti governativi, dal lato poi de’ fenomeni naturali fu rimarchevolissimo. A 4 agosto svegliavasi tremendamente il gran vulcano dell’Etna, tuonando nelle interne viscere e crepitando in modo da atterrire tutti i circostanti paesi. Scoppiava indi a poco la eruzione lasciando in aria misto a fuoco vivissimo gran tratto dello estremo cono della montagna. A grande distanza restarono morte persone dalla caduta di enormi proiettili. Sbocca immensa lava incesa, colma le valli, e si avvia alla volta di Bronte. Paesi lontani, secondo spirava il vento, furono molestati da spessa pioggia di cenere. Nella notte, alla distanza di trenta e più miglia, poteasi leggere al rosso chiarore del fuoco che invadea gran costa del monte. Spettacolo bello e terribile insieme! Fenomeni elettrici maravigliosi, sulla bocca del gran cratere guizzanti in mezzo all’altissima colonna di fumo e di cenere che, uscita dal vulcano, prendendo forme ad ogni istante diverse, piegavasi ora da un lato ora da un altro, e detonazioni continue, e gemiti sordi sotterranei, e sbocchi di nuove lave che rotolavansi lentamente dall’alto all’ingiù, e valli adeguate, e boschi incesi, e monti sorti improvvisi, tennero per più dì gli animi sospesi, intenti gli occhi dei curiosi.
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Alfonso Etna Bronte
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