Vedemmo più sopra avere il parlamento del 1778 destinati i fondi per la costruzione di nuove strade, e per la manutenzione delle esistenti, ma, sia stata incuria o disonestà degli amministratori di quel ramo di servizio, sino al 1788 pochissimi tratti di strada eransi veduti eseguire; e bisognò che i singoli di Partinico accorressero generosamente con una spontanea contribuzione di onze ottomille per vedere condotta a termine la via rotabile che li pose in comunicazione con la capitale. Questo esempio non basterà per molti anni ancora a far promuovere alacremente il gran beneficio delle facili comunicazioni. Il paese ha pagato somme enormi per le strade, il governo si è mostrato proclive sempre a favorirne il pensiero, ma la Sicilia in questo ebbe a rimanere per assai tempo indietro, da questa parte, a paesi molto più meschini del nostro. Chi non è troppo giovine avrà sicuramente sperimentato l’incomodo di tragitti pericolosi ed alpestri. Nel seguito di questa storia cronologica sarà data la debita lode a chi diede il primo impulso efficace all’opera delle strade; ancora assai lontane dal compimento desiderato, ma sperabile, se si guarda alla generosità dei mezzi, agli sforzi individuali delle città e comuni dell’isola, e più ancora alla volontà decisa di un Re che promuove per tutti i versi le opere pubbliche al di quà e al di là del faro.
      Dobbiamo allo zelo del vicerè Caramanica il vedere in due anni fra il 1778 e il 1790 terminata una delle due porte che stanno a capo della strada nuova o Macqueda, quella detta di Vicari o di s. Antonino, sorta in bel disegno a decoro di questa parte della città, oggi porta d’immissione di gran parte dei generi annonari.