La grazia domandata dall’ultimo parlamento a proposta del braccio demaniale col dissenso del militare, quella del nuovo censimento che ripartisse con più equità le imposte a sollievo de’ comuni, cominciava ad avere il suo effetto anche sul principiare di quest’anno; vedendosi pubblicate le norme secondo le quali eseguirsi (2574).
Onusto di gloria, generalmente amato, caro al sovrano, a dì 4 luglio prendeva solennemente possesso il Caramanica, al duomo, del secondo triennio del suo viceregnato, mentre di apoplessia moriva in Napoli il suo illustre predecessore marchese Caracciolo, che avea aperto le vie a tante belle riforme.
Era stato questi che avea il primo urtato di fronte gl’ingiusti privilegi e gli abusi, e, come suole accadere, il suo governo non andò scevro di ostacoli, e la sua gloria di detrattori, che erano i tanti i quali restavano feriti da’ suoi insoliti provvedimenti; il governo al contrario del Caramanica, benchè percorresse le vie segnate dal Caracciolo, riusciva meno grave a’ baroni, perchè, quanto avea per essi di ostile attribuivasi all’impulso dato dal predecessore, e quanto parea ne mitigasse l’asprezza attribuivasi tutto alla urbanità de’ suoi modi e alla sua indole generosa. Nel fatto però l’uno e l’altro intesero alla civiltà del paese. Si aveano tra noi leggi che punivano gli oziosi vagabondi; ma due classi di tal razza di genti sfuggivano ancora alle prescrizioni della legge, perchè sotto la maschera di scienziati e devoti; ed erano questi i non pochi astrologi e i falsi romiti girovaghi che vivevano a spese de’ gonzi e del volgo religioso.
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