Finalmente andò in fumo il codice, la cui pubblicazione costava all’Airoldi molte migliaia di scudi, fu pieno di vergogna il disinganno de’ più caldi difensori del codice, e la fama del Gregorio salì a quell’altezza ch’egli si avea ben meritato, e che sostenne sempre a decoro della patria con altre nuove importantissime opere. L’impostore Vella subì la condanna di un confino, e visse molti anni dopo con viso abbronzato più dal sole del suo suburbano villereccio ritiro, che dalla coscienza e dalla vergogna del suo operato. Non era qui il luogo di entrare ne’ minuti particolari di questo gran fatto, essendo materia più di letteratura che di storia. E fu pertanto che noi ci limitammo a queste brevi notizie. Chi vorrà più estesamente conoscerne tutto lo andamento, non avrà che a svolgere poche pagine del prospetto di storia letteraria dello Scinà, dove son descritte e giudicate le cose e le persone con quel sodo criterio ch’era il pregio più grande di quel valentuomo.
Cominciavano già a intorbidarsi le cose di Francia. E i sovrani tutti d’Europa a premunirsi dal contagio delle opinioni, stimarono prudente consiglio il proibire i lavori occulti della setta de’ liberi muratori. Non è già che in Sicilia fosse stato molto a paventare da questo lato, chè i pochi i quali poteansi creder macchiati di quella pece eran più innocui utopisti che uomini di fatto; pure sullo spirare dell’anno 1789 erasi già pubblicato un bando contro le società segrete, a somiglianza dell’altro emesso nel 1751, quando se n’ebbero i primi sospetti.
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