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      Poco appresso, nel 1790, da un infausto avvenimento ebbe la corte a chiarirsi della devozione de’ nobili siciliani, che avrebber soli allora potuto dar qualche cosa a temere per la potenza di denaro e di aderenti e dipendenti che aveano. Non si seppe bene per malignità di chi fosse avvenuto, ma fu messo il fuoco a un bel vascello di settantaquattro cannoni, il Ruggiero, che ancorava a Castellammare di Stabia. N’era dolentissimo il re. I baroni siciliani ne offrirono a proprie spese un risarcimento, e si multarono spontanei di onze sessantasettemila seicento sessantasei e tarì venti pagabili in tre anni. Gli ecclesiastici di Sicilia seguirono il generoso esempio, aggiungendovi anch’essi altre onze sedicimila seicento sessantasei e tarì venti. Ebbevi chi giudicò non disinteressata l’offerta. Il baronaggio di Sicilia era scottato de’ recenti provvedimenti antifeudali, i vassalli già inanimiti dalla liberalità del governo si mostravano impazienti del giogo feudale, le turbolenze di Francia erano invelenite meno contro il re di buonissima indole che contro l’aristocrazia del reame; voleano dunque i baroni di Sicilia, temendo la vicina tempesta, afforzarsi del favore regio; ed in fatti cominciava già il governo in quei frangenti a rallentare il freno già posto loro alla bocca.
      E si vedrà quanto venghiamo di dire chiarito meglio dal parlamento che fu aperto al 9 e conchiuso al 17 settembre. Il vicerè non lesse egli stesso il discorso di apertura, lasciando che il protonotaro lo leggesse come per lo addietro in sua vece.


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
Appendice - Indici - Note
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1333

   





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