Capitato in Roma finalmente, denunziato dalla moglie, imprigionato a castel s. Angelo, subì severo processo, e ne riportò condanna di perpetua prigionia nel castello della città di s. Leo, ducato d’Urbino, stato della chiesa. Le insegne, gli amuleti, le carte che gli appartennero, come strumento d’iniquità e di stregonerie, furon date pubblicamente alle fiamme. Non che sia da trar vanto per un popolo di simili celebrità, ma vedendo uomini dappertutto di volontà, e di cuore non difformi dal Cagliostro, e a’ quali non mancò per salire a quell’altezza che l’ingegno e l’ardire, non sarà stimato certo colpevole e risibile il senso di maraviglia che desta una grandissima scelleratezza vestita di animo e di talenti grandissimi. Un codardo assassino o un vile ladro domestico non è certo da paragonarsi con un bandito generoso delle due Sicilie o di Spagna; e così del pari, la storia che lascia nell’oblio tante migliaia di furbi volgari, ricorderà sempre il nome del maraviglioso Cagliostro, che aggiunse ne’ vocabolari di tutto il mondo il suo nome a significare la più callida scelleranza (2581).
Si era già cominciato in Sicilia ad aver [689] qualche cura delle strade, ma pochissime se ne aveano rotabili, e le altre che poteansi dire più che altro alpestri viottoli abbisognavano di riparazioni continue. Le somme date a tal uopo dal parlamento non poteano bastare alla costruzione delle nuove, ed alla manutenzione delle antiche; fu per questo che si pensò nel 1792 per la prima volta ad introdurre il dazio delle barriere, il quale, per quanto poco fruttasse in quei tempi, era purtuttavia sufficiente alle spese de’ necessarî ristori.
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