Dal 31 marzo, giorno della morte del Sanseverino, sino al 20 settembre 1793, giorno dell’arrivo del nuovo arcivescovo Filippo Lopez Roio, sostenne la carica di vicario capitolare monsignor Bernardo Serio.
      Veniva il Lopez alla sede vescovale di una gran capitale dalla diocesi di Nola, e veniva a succedere al Sanseverino; pericoloso, difficile sperimento! Pure egli pensò che la magnificenza dell’ingresso servir dovesse a procacciargli una prima considerazione corrispondente alla splendida uscita del suo predecessore; e pretese quindi fare la sua entrata solenne a modo degli antichi arcivescovi, cavalcando una bianca chinea, e scortandolo a piedi il senato. Ma era andata già da molto tempo in disuso quella formalità. L’ultimo che la esercitasse fu il cardinale arcivescovo di Palermo Giannettino Doria. Da quel tempo in poi, aveano rinunziato a tal pompa gli arcivescovi, e il nostro senato già decorato del titolo di eccellentissimo avea sostituito a quell’omaggio, annuendovi i vescovi, il dono di onze duecento. Il Lopez ebbe a conformarsi alla nuova consuetudine; trasferendosi modestamente al suo palazzo in carrozza.
      Appena entrato a reggere la sua diocesi il Lopez istituì una congregazione ecclesiastica che doveasi riunire nel palazzo arcivescovale una volta la settimana per discutere gli affari più importanti del reggimento della chiesa. Fu lodato e satirizzato un tal provvedimento; lodato da quelli ch’eran chiamati alla congregazione, satirizzato da quelli che n’erano esclusi. L’opinione pubblica di quelli che non aveano personale interesse alla cosa stimò utile com’era di fatti il provvedimento del Lopez, e se ne augurò il buono e regolare governo della diocesi.