I grandi armamenti che eseguivansi non faceano guardare allora con troppa sottigliezza a questi privati interessi. Il dado era tratto, grande il pericolo.
[691] Questi timori di guerra non stornavano pertanto il vicerè dallo intendere a quelle opere pubbliche che poteano riuscire più gradite al paese. Apprivasi sotto il suo governo il bel tratto di strada rotabile che da Palermo conduce all’amenissima campagna della Bagheria; e il presidente di giustizia Asmundo Paternò Sessa protraea la strada Macqueda in linea retta sino al fiume, dando anche mano alla costruzione di un gran ponte che dovea cavalcare l’Oreto e la valle entro cui scorre, e condurre la strada sino alle falde del monte Grifone. Negli anni appresso fu creduta troppo dispendiosa l’impresa e non proporzionata all’utile ch’era a ritrarsene, sicchè il gran ponte rimane ancora interrotto. Erasi già veduto nel 1793, anno di fame, quanto fosse amato il Caramanica a Palermo; giacchè in quel duro frangente non fu udita una sola voce di biasmo contro il vicerè; e nell’anno seguente si vide il popolo accorrere alle chiese prima per implorare da Dio e da’ santi la salute del moribondo Caramanica, e poi per render grazie all’Altissimo dello averlo ristabilito. E quel che torna in più lode di quel magnifico e beneficentissimo uomo si è il vedere che sapeva egli guadagnarsi l’affetto del popolo e la benemerenza sovrana. La splendida Maria Carolina mandò un anello di brillanti da darsi al medico che si era meglio adoprato nella guarigione del vicerè, e questi ne fe dono a Domenico Cangemi medico sommo di sperienza e di studî, a quel tempo, che si era sopra tutti distinto nel liberarlo dal corso pericolo.
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