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      Riconfermò il parlamento tutti i donativi ordinarî e straordinarî; diede libera al re la espenzione di centomila scudi cumulati dal donativo fattogli de’ cinquantamila scudi nel parlamento del 1790; e aggiunse il donativo di un milione di scudi per le urgenze della guerra. Fu liberale il dono, ma non giudicato tale da molti i quali pensavano che tutti i donativi temporanei dovessero rimanere perpetui. Ciò era vero nel fatto quasi sempre, ma non già in dritto. Ora il milione dato dal parlamento doveasi comporre de’ quattrocentomila scudi votati una volta pel terremoto di Messina e riconfermati per altri quattro anni dal susseguente parlamento, e di altri seicentomila scudi. L’intiero milione poi non davasi in capitale ma in rendita al 4 ½ per 100, ascendente alla somma di quarantacinquemila scudi annui, con facoltà al re di venderla e ridurla in capitale per accorrere a’ bisogni del momento. La nazione dunque mentre dava un sussidio straordinario di un milione, restava gravata meno del solito di cinquemila scudi all’anno, ch’erano la differenza tra i cinquantamila che pagava benchè temporaneamente pel terremoto di Messina, e i quarantacinque mila perpetui che s’imponea come frutti del milione. Il re pertanto cui bisognava pronto denaro in tutti i conti fecesi pagare dagli ecclesiastici e dalle università il capitale del donativo, e qualche barone a farsi benemerito della corte volle reluirsi spontaneo il peso perpetuo della rata del donativo che dovea contribuire.
      Furono sei le grazie implorate da questo parlamento: 1° La conferma del vicerè. 2° La revoca della concessione fatta a’ notai di riscuotere dritti che riuscivano troppo gravi e molesti.


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
Appendice - Indici - Note
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1333

   





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