Una volta un vassallaggio de’ duchi di Sperlinga fu solo nell’isola nostra a non farsi ostile a’ Francesi, ed ora il duca di Sperlinga era de’ pochi che faceano sforzi superiori alle loro forze per andarli a combattere. L’esortazioni de’ vescovi non rimanean senza frutto, ma i sussidî spontanei che se ne ritraeano non erano proporzionati al bisogno. Venivasi ad altri più efficaci spedienti. Le università a pagare in capitale la rendita imposta loro dal parlamento del 1794, pel donativo del milione, gravavansi di pesi perpetui, e sfornivansi i monasteri e le chiese dell’argento e dell’oro che possedeano. Non faceano altrettanto i baroni nella generalità; pochi [694] divennero spontanei a reluirsi il peso perpetuo del milione, alcuni si valsero della circostanza a sciupo de’ loro averi, in danno degli eredi. Giacchè, ottenendo il verbo regio o lo scudo di perpetua salvaguardia a pro de’ compratori, vendettero la proprietà di molte migliaia di onze col pretesto di reluirsi la imposta del milione. I monasteri trovavano un compenso de’ fatti sacrifizî nella sospensione della legge di amortizzazione che vietava ogni nuovo acquisto alle mani morte.
Funestò Palermo nell’anno 1795 la scoverta di una rivolta macchinata da un uomo che avrebbe meritato esser tenuto piuttosto pazzo che congiurato; giacchè fu chiaro dal processo come nessun mezzo positivo di riuscita si avesse egli coi pochi disperati che lo seguivano. Non più di quaranta persone che potean forse avere, se si vuole, un piccolo seguito di uomini facinorosi si erano impegnate a turbare l’ordine pubblico nella settimana santa.
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