Sulle prime sperò che fosse dichiarata non buona la preda; ma non sono molto dilicati ne’ loro giudizî i principi barbareschi perchè se ne potesse attendere una scrupolosa giustizia, molto più quando si tratta della schiavitù di un uomo il cui riscatto può valere molto denaro. Il Moncada dopo qualche tempo vedendo riuscite vane le rimostranze del ministro napolitano presso la Porta ottomana, trattò del prezzo della sua liberazione, che finalmente fu pattuita per cento settantamila scudi, da pagarsene la mettà prima di essere rilasciato libero. Fu forza adattarvisi; e così nel 1798 partì per Malta a purgare la quarantena, lasciando in Tunisi ottantacinquemila scudi, oltre al denaro e alle gioie che portava seco nel suo viaggio per Napoli. Salvò una sola croce di grossi brillanti, rifutata da’ Turchi come oggetto per essi profano.
Fu quella un’epoca in cui le piraterie barbaresche non infestavano soltanto i nostri mari, ma minacciavano anche le spiagge più sguarnite di fortezze, e di difensori. Nell’aprile del 1798 fu da essi tentato uno sbarco alla tonnara presso Cinisi, ma i poveri marinai di quella pesca riuscirono a salvarsi in terra. Nella spiaggia di Santa Croce tentarono i Turchi un colpo di mano. Era in difesa di quel lido una vecchia torre su di un capo addimandato la Punta secca, che tirò più colpi di cannone, ma non potè resistere a lungo al fuoco nemico; e abbandonata da’ pochi che la difendevano fu smantellata dai barbareschi; i quali però non ebbero ardire di avanzarsi entro terra; anzi vedendo accorrere in arme molta gente dai paesi vicini, si rimbarcarono e presero il largo.
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