Anche presso alla capitale, a sette miglia, la tonnara di Mondello venne assalita da due galeotte; e sarebbero caduti schiavi quei pescatori, se i legni turchi che li inseguivano non si fossero implicati negli attrezzi della tonnara; ma il proprietario di quella pesca ne patì danno non poco, giacchè gli aggressori a distrigarsi da quel laberinto di gomene galleggianti diedero mano per tutti i versi a tagliarle.
Era facile invito allo ardire de’ barbareschi la debole custodia del littorale di Sicilia, molto più in tempi ne’ quali le piccole torri che lo guernivano erano spogliate dei loro cannoni di bronzo, trasportati in Napoli per coniarsene moneta.
Veniva intanto il re a nuova rottura coi Francesi, le cui armi si erano di molto appressate al regno; poteasi la corte trovare [698] nel caso di lasciar Napoli, e ritirarsi a più sicura difesa in Sicilia, e però faceva annunziare a 29 marzo 1798 la possibilità di visitar la Sicilia, secondo che consigliassero le vicende della guerra, ed insieme la elezione del novello vicerè nella persona di Tommaso Firrao principe di Luzzi (2591).
Fra tanti timori e speranze non lasciavano i benemeriti cittadini di attendere allo abbellimento di Palermo. Trovandosi pretore Giuseppe Emmanuele Valguarnera principe di Valguarnera era commesso al presidente Paternò il cingere di mura la pubblica delizia della villa Giulia, e l’ottimo uomo in breve spazio di tempo, aggiungendo al pubblico anche del suo denaro, portava l’opera a compimento. E perchè dal passeggio del foro borbonico si potesse aver la vista del verde dell’ameno giardino, ne circondò egli di pilastri e di cancelli di ferro il lato che guarda il mare; tolse di mezzo la via che lo divideva a libeccio dell’Orto Botanico, e alzò mura di fabbrica negli altri due lati con qualche cancello di ferro a quando a quando, perchè l’occhio fuggisse libero a traverso i campi e le vie di prospetto.
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