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      Ciò non pertanto le specie metalliche offerte dagli uomini di buona volontà fu grande sollievo al bisogno, ma non poteva bastare ad estinguerlo. Sospettavasi che taluni pensassero a mettere in salvo i loro averi in moneta e in metalli col trafugarli per fuori regno; e quindi altro bando dello stesso mese proibiva, sotto pene severissime, qualunque estrazione volesse farsene, e con qualunque pretesto.
      D’altra parte cercossi aprire anche un’altra sorgente di numerario, facoltando i luoghi pii alla vendita delle loro rendite, del cui capitale impossessavasi l’erario, gravandosi delle corrispondenti soggiogazioni (2593). Ma riusciva di poco frutto il trovato; giacchè sapeva duro agli amministratori delle opere pie la perdita di una rendita certa in cambio di altra rendita sull’erario, già esausto per le enormi spese a cui doveva far fronte. Pensavasi quindi ad altro mezzo di trovar denaro, quello di mettere in vendita i fondi e feudi di Morreale, Magione, Partenico, Azienda Gesuitica e Santo Uffizio; ma mancavano i capitali all’acquisto di sì vaste possessioni, e i pochi che ne aveano non istimavano prudente cosa avventurarli in tempi di tanta calamità; e in cui l’eventualità delle sorti politiche potean mettere in forse la sicurezza delle compre.
      Le chiese e i monasteri, che aveano già dato parte de’ loro preziosi metalli per supplire al pagamento in capitale della rata da essi loro dovuta del donativo del milione, furono intimati a dare il resto, salvo gli oggetti e vasi sacri strettamente necessarî al culto divino.


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
Appendice - Indici - Note
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1333

   





Morreale Magione Partenico Azienda Gesuitica Santo Uffizio