Non era prudente il consiglio, perchè avrebbe mostrato timidezza nel governo, e dato a pensare il male più di quanto era nel fatto. Personalmente però l’arcivescovo non stava senza giusta inquietudine; sapeva egli di non esser molto amato come strumento delle vessazioni, che la necessità de’ tempi avea consigliate. Tutti gli altri membri del governo, opinarono esser cosa più pericolosa il sospendere quella pubblica festa per le ragioni di sopra accennate; e la processione ebbe luogo, fortunatamente con la più grande tranquillità.
A giustificare i timori dell’arcivescovo presidente fu proceduto in quell’epoca all’arresto di alcune persone sospette di giacobinismo; ma la buona opinione che queste godevano di onesti uomini, e la deficienza delle prove, [700] obbligarono indi a non molto il novello vicerè principe delli Luzzi a rimetterli in libertà; ed eglino negli anni susseguenti di loro vita giustificarono la opinione che si erano meritati di uomini semplici di costumi ed innocui, imputabili tutto al più di curiosità e diletto di notizie, e della facile credenza che vi prestavano senza mai pesarne le probabilità; malattia di spirito che l’esperienza corregge ne’ più, ma che in talune nature cresce sempre cogli anni.
Breve fu il governo del Lopez, ma burrascoso per le circostanze lacrimevoli dei tempi. Al primo suo arrivo in Palermo da semplice arcivescovo si meritò la buona opinione di zelante della chiesa, vigilando la disciplina de’ suoi ministri, e proponendo sempre alle cariche ecclesiastiche i soggetti più meritevoli; prese però le redini del governo in qualità di presidente del regno, non si mostrò atto a tanto peso, molto più correndo tempi sì difficili.
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Luzzi Lopez Palermo
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