Gli affari dello stato gli fecero trascurare quelli della diocesi, non fu generoso coi poveri, anzi fu tenuto troppo ingordo delle ricchezze e degli agi della vita. La fabbrica del duomo andò sotto di lui molto a rilento; sicchè richiamato in Napoli a dar conto del suo operato, come giunse in Palermo il novello vicerè, non fu chi non si allietasse del suo partire. Veramente i tempi della sua presidenza non erano molto propizî a chi avesse voluto fare il pubblico bene, ma egli fece meno di quel che potea. Non lasciò di sè che una sola memoria di opera pubblica, quella di aver fatto costruire a sue spese un bello aquario nell’orto botanico.
CAPO IV.
Tommaso Firrao principe di Luzzi vicerè.
Il giorno 22 luglio 1798 giungeva in Palermo il Luzzi, e il 24 prendea possesso della sua carica; il Lopez nel medesimo giorno facendo vela per Napoli. Le istruzioni ch’egli avea ricevute giravano su questi due perni: eccitare la gente ad arrollarsi nelle milizie in difesa del regno; e chiedere alla nazione straordinari sacrifizî per far fronte alle spese della guerra. Conobbe egli la poca disposizione de’ popoli al mestiere del soldato in tutta la forza della parola, che è quello di difendere il patrio suolo e di abbandonarlo all’opportunità per recarsi a combattere il nemico in estranei paesi. Nessun popolo era mai più del nostro in ogni tempo accorso pronto alla difesa dell’isola contro un’ingiusta aggressione; ma niun altro popolo del pari sentì mai come lui un’invincibile avversione a portar l’armi fuori del perimetro della sua patria.
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