Pertanto il Luzzi procurò almeno svegliare l’ardore della difesa. Accorrevano assai lente all’invito le urbane milizie sospettando che si volesse poi costringerle a valicare lo stretto, e però egli protestava a nome del re essere le milizie urbane destinate solamente alla difesa de’ proprî lari; e perchè trovassero esse un compenso adeguato al servizio annunziava loro nello stesso bando il pieno godimento del foro militare; opportuno adescamento ad uomini che vivevano ancora sotto il giogo feudale. Mancavano però a molti le armi e al governo i mezzi di provvederneli; i cittadini richiesti a darle o negavansi apertamente, o promettevanle con quella freddezza che equivale al niego. Il brigadiere Jauch, destinato a istruire e mettere in punto queste milizie, per quanto buon militare si fosse, nella sua qualità di svizzero, fece il meglio che seppe, ma non quanto avrebbe bramato.
Venivasi intanto alla convocazione del parlamento per ottenerne sussidio straordinario di pecunia, ch’era la seconda e più importante missione del novello vicerè. A 5 settembre faceasene la solenne apertura. Il protonotaro leggeva il discorso a nome del vicerè, annunziando l’urgenza del pericolo, e chiedendo proporzionati sussidî; rispondeva in sensi generosi il parlamento per organo del capo del braccio ecclesiastico monsignore Alfonso Airoldi. Parve sì dignitosa e rispettosa insieme l’allocuzione di quel rispettabile prelato che si volle mandarla a stampa (2595). Ricordò, egli in quella circostanza le glorie del nome siciliano, e i [701] sacrifizî volenterosi fatti da essi loro in ogni tempo in difesa della patria e a sostegno dei suoi legittimi sovrani.
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Luzzi Jauch Alfonso Airoldi
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