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      Si avrebbe voluto dal re il donativo straordinario di tre milioni di scudi per le urgenze della guerra, pagabili a 60 mila scudi al mese per quattro anni. Era esausto il regno per gli sforzi anteriormente fatti; nelle condizioni sociali di quei tempi le contribuzioni pesavano molto disuguali sulle diverse classi de’ cittadini, anzi pesavano più sulle spalle di chi avea mezzi più scarsi di soddisfarle; e in quel trambusto generale di guerre le molte derrate siciliane non avean potuto circolare nello esterno commercio. Ciò non ostante il parlamento votò il forte donativo di due milioni di scudi, ma da contribuirsi in modo che non assicurava alla corte i corrispondenti quaranta mila scudi al mese. Domandava poi, quasi compenso allo enorme sacrifizio, sei grazie: la venuta del re in Sicilia; la conferma del vicerè; una flottiglia che stanziasse ne’ porti di Sicilia per difendere il littorale dalle escursioni de’ barbareschi; lo annullamento de’ provvedimenti del Caracciolo (domanda baronale molto indiscreta all’epoca de’ principî già diffusi della rivoluzione francese); che il cappellano maggiore di Napoli non esercitasse giurisdizione in Sicilia, avente già questa il suo cappellano maggiore; che l’erario rilasciasse al comune di Palermo le somme di che andava in credito a sollievo di un’amministrazione già troppo onusta di pesi e squilibrata nei mezzi di soddisfarli. Il re, ne’ suoi dominî continentali, stretto dal vicino pericolo, non poteasi tener pago de’ soccorsi dati dal parlamento di Sicilia, comunque larghissimi.


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
Appendice - Indici - Note
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1333

   





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