[702] Il bisogno era imperioso, e quindi furono straordinarie le risoluzioni a cui si ebbe ricorso. Ordinossi a’ deputati del regno che fosse per essi provveduto al pagamento dei sessantamila scudi al mese richiesti. Assembravansi i deputati a determinare il da farsi sulla scabra missione. Si discusse, si battagliò lunga pezza, e non si potè venire in un comune pensiero. La maggioranza di sette sopra cinque (2596) finalmente opinò, che si rappresentasse al sovrano non avere la deputazione facoltà di oltrepassare il mandato del parlamento. Il re commise lo esame dell’affare alla giunta de’ presidenti.
Delle grazie richieste dal parlamento, le prime tre e la quinta, la venuta del re in Sicilia, la conferma del vicerè, le navi da guerra ne’ porti di Sicilia, la indipendenza dal cappellano maggiore di Napoli furono risolute dal fatto, perchè il re con la reale famiglia ebbe indi a poco a venire a Palermo, lasciando Napoli invaso dalle armi francesi; la quarta che era lo annullamento de’ provvedimenti del Caracciolo fu considerata come non fatta per la sua inopportunità; la sesta fu generosamente conceduta dal re, e sarebbe stata anche politica il concederla stando la corte sul punto di commettersi personalmente all’amore de’ Palermitani. Il debito di cui fu esonerata l’amministrazione comunale di questa capitale ascese alla cifra di trecento mila scudi. Il senato interpetre della pubblica riconoscenza erigge una statua marmorea al sovrano, che decora tuttavia una delle più nobili gallerie del palazzo comunale (2597).
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