Volle il re attenersi all’avviso della maggioranza; e Perramuto e Migliorino che credeano aversi acquistato gran merito, videro con occhio d’invidia il buon viso fatto dal sovrano a’ tre integri consulenti; anzi guari non andò che il Perramuto ebbe il suo ritiro. Fu chiaro pertanto come il re avesse voluto manifestare in tal modo il suo buon animo ai Siciliani, e meritarsi con questa generosa azione la riconoscenza de’ suoi popoli.
Tra le grazie domandate dal parlamento del 1798 era quella del debito che si avrebbe bramato assoluto dal regio erario al comune di Palermo, e il re con generoso animo concedeala, e acquistava così sempre titoli maggiori alle benedizioni de’ palermitani. Era un altro già l’aspetto di questa capitale, illustrata dalla presenza della corte, e da più di cinquemila persone che l’aveano seguita da Napoli, tra i quali contavansi, oltre a molti nobili napolitani, non meno di tre cardinali.
In mezzo a queste reciproche dimostranze di affetto tra sudditi e sovrano non obliavansi que’ provvedimenti, che poteano assicurare la difesa dell’isola da qualunque possibile aggressione. Al brigadiere Jauch comandante ispettore delle milizie urbane, in febbraio 1799, sostituivasi il principe di Cutò che avea già militato con onore in Lombardia, e che potea, nella sua qualità di principe siciliano, muovere con più ardore l’entusiasmo de’ popoli ad arrollarsi nelle milizie. Ma un’altra grave incombenza era data insieme al principe di Cutò. Alcuni malvagi Caltagironesi, sotto pretesto di perseguitare i giacobini si levarono a tumulto, saccheggiarono più case, e misero barbaramente a morte il barone di s. Lorenzo.
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