Non volle sulle prime veder Napoli [707] funestato dalle esecuzioni che vi ebbero luogo a carico de’ ribelli, ma finalmente, dopo fattavi la sua solenne entrata, ripartiva tosto per Palermo dove approdava il giorno 8 di agosto.
Un pubblico disastro che covava già sordamente sin dal 1790, epoca del pretorato del principe di Pandolfina, erasi manifestato in questa capitale al partire del re. Ritirandosi in quella occasione la corte dal banco cento e più mila onze che vi stavano di suo conto, ebbe a scoprirsi un grave fallimento, di duecento e più mila onze, di cui furono giudicati colpevoli molti de’ primarî uffiziali; de’ quali alcuni caddero in mano della giustizia, altri salvaronsi con la fuga. Furono molte le condanne, ma di morte nessuna, che non volle il re indebolire nella sua nuova sede la gioia de’ suoi recenti trionfi.
A 15 agosto aveano principio le feste di santa Rosalia, che riuscivano più dell’usato splendide e magnifiche, animate dalla presenza della corte che veniva di riconquistare il più vasto de’ suoi due regni, dalle tante navi da guerra di nazioni diverse che formavano un bosco di antenne su tutta la rada di Palermo, e dalla gioia di un popolo ch’entrava a parte degl’insperati felicissimi eventi delle armi regie, sostenute dall’Inghilterra e dalla Russia che avea anch’essa apprestato la sua tangente di truppe, secondo i patti statuiti nel trattato del 18 dicembre 1788.
A queste pubbliche manifestazioni di gioia succedeva il lutto della morte di Angelo Braschi papa Pio VI, avvenuta nel suo esilio di Valenza nel Delfinato.
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