Un Antonino Piraino gentiluomo mercatante con piccolo seguito di giovani perduti, sconsigliati, fra i quali di qualche nome un Malerva, e di molti facinorosi delle campagne e villaggi vicini, avea disegnato mettere a socquadro la città, saccheggiare le case più opulenti, gridare libertà, e nel trambusto andare impune delle ideate enormità. Molti contadini de’ casali circostanti erano consapevoli della congiura. Ebbesi, come Dio volle, sentore della cosa, prima del giorno festivo de’ santi Cosma e Damiano, giorno scelto da’ congiurati alla esecuzione della impresa. Il Piraino cadde il primo tra le mani della giustizia; trovò mezzo ad evadersi, ma ricadde indi a non molto tra’ ceppi. Un magistrato [711] giusto ed energico, Bonaventura Rossi, fu spedito con ampie facoltà, a punire i colpevoli della tentata rivolta. Giunto questi a Catania, trovolla sì fattamente atterrita dal pericolo di una irruzione de’ contadini circostanti, che teneasi a porte chiuse come città che aspettasse il nemico. Compilato dal Rossi un sommario processo, sentenziò a morte il Piraino, destinò altri pochi alle galere, e la pubblica sicurezza fu restituita al paese.
Come pur sempre avviene nelle cose di questo mondo, che si avvicendano di avvenimenti fausti ed infausti, ebbe sul cadere di quest’anno, la corte a dolersi della perdita di Maria Clementina sposa al principe ereditario delle due Sicilie, arciduchessa d’Austria, principessa d’indole tranquilla. Cessò ella di vivere immaturamente in dicembre, non lasciando che una figlia destinata a correre le più strepitose avventure in Europa.
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