Era caduto pessimo il raccolto dei cereali nel 1802, e sino all’anno seguente se ne risentivano le dolorose conseguenze, ad onta degli energici provvedimenti presi, perchè non si trafugasse per contrabando frumento dall’isola, e perchè se ne chiamasse da Napoli e d’altrove. Giunto appena [714] in Palermo il luogotenente principe di Cutò, intese con ogni cura a’ bisogni della pubblica annona. Si raddoppiò di vigilanza su tutte le spiagge dell’isola ad impedirne la esportazione; e per tal modo se non si vide risorgere l’abbondanza, la penuria che si ebbe a soffrire non fu quale avrebbesi potuto temere. Palermo in questa occasione giovossi della nobiltà d’animo del suo pretore Girolamo Settimo e Naselli principe di Fitalia, il quale con generoso animo, trovandosi possessore di buona quantità di grani, feceli tosto tradurre da’ suoi feudi nella capitale, li diè al consumo a prezzo minore del corrente, e sovvenne così molto opportunamente alla bisogna; imperciocchè non si ottenne dalla sua generosità il solo bene di alcune migliaia di salme di grano che mancavano, ma per essa fu posto ancora un freno all’ingordigia de’ monopolisti, che aspettano sempre le carestie per impinguarsi a danno de’ poveri. Fra tante avarizie ed ambizioni aristocratiche dell’epoca, spicca più splendido il riverito nome del Settimo. A maggior sollievo della povera gente pubblicavasi a 16 marzo avere il re pattuita una convenzione con la sublime Porta, per la quale facevasi libera alla nostra bandiera la navigazione del mar Nero.
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