Questa prospera nuova, e le belle apparenze dell’imminente ricolto allontanavano qualunque timore di carestia, anzi facevano ribassare i prezzi dei grani, e cominciavasi sin d’allora a fruire il beneficio di un’annona più pingue.
Respirava però appena dal temuto flagello della fame, quando videsi la Sicilia minacciata da’ barbareschi di Tunisi, usciti in mare con forte navilio a danno delle nostre spiagge meridionali. Non era tardo il governo a’ necessarî provvedimenti. Appena avuto sentore della minaccia e delle prime escursioni sul littorale tra Sciacca e Girgenti, commetteva il re al generale de Bourcard (2608) che spedisse truppe di linea ne’ luoghi più minacciati e indifesi, e che si valesse della efficace cooperazione de’ miliziotti. La vigilanza della custodia tenne per qualche tempo in freno l’audacia di quei pirati. Ebbesi in vero sul cadere di quest’anno 1803 a sentire che fossero stati predati ne’ mari di Sferracavallo, presso Palermo, trenta relegati spediti alle isole circostanti, ma si dubitò forte se era a considerare quell’avvenimento una preda fatta da’ barbareschi, o piuttosto una fuga macchinata da’ condannati. Le disposizioni emesse dal governo in quella occasione, fecero manifesto come si stimasse minore il danno di quella cattività, che il pericolo di vedere nuovamente in Sicilia gente di assassinî e di furti, già colpita dal braccio della legge, giacchè ordinavasi a tutte le autorità che vigilassero all’arresto degli evasi al loro primo approdare nell’isola.
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