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      Prima dunque di venire a tal passo, sperando poter salvare le proprietà degli emigrati dalla invasione del governo napolitano, protestava il re a 22 aprile del 1806 che sarebbero rispettati i beni de’ napolitani in Sicilia, se i Francesi rispettassero in Napoli i beni degli emigrati. Ma conoscevasi al di là del Faro che tale statuizione riuscirebbe alla Sicilia più vantaggiosa, non vi si aderiva, e gli emigrati napolitani restavano a carico della Sicilia con lo scarso aiuto dei pochi beni de’ napolitani che poteva appropriarsi lo erario.
      Ciò nulla ostante, nello aprirsi a 10 luglio il generale parlamento, nel suo discorso di apertura (2615) ebbe il re la moderazione di non chiedere sacrifizî straordinarî alla nazione. Il parlamento con pari generosità dopo di aver confermati i soliti donativi, offriva graziosamente per una sola volta centomila ducati a S.M. la regina, perchè potesse in parte soddisfare alle generosità del suo cuore.
      Intorno alla distribuzione delle imposte ebbe il braccio militare a dissentire dagli altri due. Nel resto fu notabile questo parlamento perchè diè spinta ad opere di pubblica utilità. Furono date onze cinquemila alla regia università degli studî, la quale era passata per la venuta de’ gesuiti, dal Collegio nuovo, alla casa de’ teatini di s. Giuseppe. Certo che queste onze cinquemille non poteano bastare a tant’uopo, ma venivano opportune alle prime indispensabili spese. Destinava in oltre il parlamento gran parte del donativo in surrogato della regia del tabacco, e per la costruzione delle strade.


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
Appendice - Indici - Note
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1333

   





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