Anche le grazie chieste da questo parlamento ebbero più di mira l’utile generale, che il soddisfacimento delle vanità private e municipali. Vanno tra queste grazie ricordate quelli della uniformità de’ pesi e misure, di alleviare da qualunque dazio la seta, di stendersi in italiano gli atti notarili, che i vescovati di Sicilia fossero conferiti a’ siciliani. Nelle grazie chieste dal braccio baronale ve n’ebbero di tali che non fecero prova di grande disinteresse da parte de’ nobili, e tra queste fu stimata la più inopportuna quella di volere restituita la elezione del sindaco e degli altri uffiziali delle comuni. Il braccio ecclesiastico benchè a paro del militare avesse fatta la medesima inchiesta, pure temperò quell’indiscreta pretesa col profferirsi umanamente a dare onze mille all’anno all’ospedale civico e all’albergo de’ poveri. Votò per fine lo intiero parlamento una spada d’oro all’intrepido difensor di Gaeta il principe d’Assia Filipstal, dando a conoscere come fossero tenuti dalla nazione siciliana cari e ricompensati i prodi difensori degli altri stati del proprio sovrano.
[717] Non si ristavano intanto le armi di Sicilia favoreggiate dagli Inglesi di molestare dovunque potessero la nuova conquista de’ Francesi. Una forte squadra britanna capitanata da Sidney Smith con truppe anglo-sicule soccorreva Gaeta, ed operava uno sbarco in Calabria a s. Eufemia dove venivasi alle mani co’ franco-napolitani comandati da Regnier, restando ai nostri la vittoria.
Mentre fuori l’isola si operavano queste fazioni, intendeva il re al riordinamento delle truppe, a muovere e a soccorrere lo zelo de’ realisti lasciati sul continente; e agli affari che già troppo complicavansi di Sicilia.
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