Il bisogno estremo delle armi che si avea per le truppe di linea che si andavano reclutando e per le milizie, consigliò misure violenti su gli armieri di tutta l’isola. L’avvocato fiscale Giuseppe Artale ordinava a’ capitani tutti delle comuni del regno che mandassero buono o mal grado a Palermo quanti artieri si avessero di armi (2616), e perchè non radi erano gli esempi di coloro che, non contenti di quel forzoso travaglio, davansi alla fuga, lo stesso Artale indi a poco ordinava l’arresto de’ fuggiaschi (2617).
Fu tremendo a quell’epoca il potere dell’avvocato fiscale, il quale stendeva la sua giurisdizione su tutte le città e comuni del regno. Nè questo potere limitavasi alla sola forza delle sue attribuzioni, ma anche stendevasi alla forza materiale, giacchè dipendevano da un suo cenno le compagnie d’armi istituite a sicurezza dell’interno commercio. Già poco prima, nel 1807, all’antiche compagnie se n’erano aggiunte, con disposizione sovrana del 26 gennaro, altre tre di 24 uomini ciascuna, in occasione di reprimere i ladronecci e gli assassinî di una famosa banda di ladri di Favara, alla cui testa sapeasi il più arrischiato de’ masnadieri, Alletti Norella.
Guerra al di fuori cui non bastavano le forze di un piccolo regno, molestie de’ corsari francesi e napolitani, minacce di piraterie delle potenze barbaresche di Algieri e di Tunisi, già uscite in mare con forti navilî: riforme necessarie che bisognavano al buon andamento delle cose siciliane, erano i gravi pensieri che occupavano a quell’epoca la mente del sovrano.
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