Dava egli per tanto lettere di marca e rappresaglia agli armatori siciliani; istituiva, sul progetto del principe di Cattolica, l’armata de’ volontarî: facea compilare novelle istruzioni per l’opera delle strade, avendone dati larghi mezzi il parlamento del 1806 (2618), ed eliggeva a deputato presidente di questa amministrazione il conte Priolo; commetteva, sulla dimanda del medesimo parlamento, all’astronomo Piazzi, all’abate Balsamo, e all’architetto Marabitti che formassero un progetto di uguaglianza di pesi e misura, progetti che questa commissione di scienziati presentava poi nel 1809; e ciò ch’era di maggiore importanza per la urgenza de’ tempi, faceva un trattato con l’Inghilterra pel quale permetteva il re agli Inglesi la franchigia di quanto potevano immettere in Sicilia per lo approvigionamento delle loro truppe, e riceveva in cambio il sussidio di trecento mila lire sterline in ogni anno, portate poi nel 1809 in forza d’altro trattato a quattrocento mila. Si è creduto da alcuni che in forza di questi due trattati la Sicilia perdesse più che non guadagnasse. Noi pensiamo che, vista la quistione anche dal solo lato economico, non sia a dubitare del maggiore utile per la Sicilia. Ottocento mila onze all’anno di sussidio sorpassano di gran lunga l’importare della franchigia accordata agl’Inglesi, mentre oggi tutte le dogane di Sicilia venute in tanta prosperità non ascendono a quella massa immensa di numerario; alla quale è da aggiungere più che altrettanto per quello che spendevano gl’Inglesi nel consumo delle nostre derrate.
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