Se poi vuolsi riguardare la quistione dal lato politico, crediamo noi che fecero bene i loro conti i due gabinetti; era interesse dell’Inghilterra lo impedire con qualunque sacrifizio che ponessero piede in Sicilia i Francesi, i quali avrebbero da questo punto, padroni de’ migliori porti d’Italia, minacciata Malta assai da vicino, e messa in forse la preponderanza marittima inglese nel mediterraneo; era capitale interesse di Ferdinando lo assicurar la difesa dell’unico regno che rimaneagli. Che poi lo accumulo che si andò facendo in Sicilia di tante specie metalliche non avesse partorito in seguito quel bene ch’era da attenderne, non è da [718] attribuirsi che a coloro i quali non seppero profittarne, e che lo sciuparono spensieratamente.
Rinunziava intanto Carlo IV alla Francia il bel regno di Spagna, e siccome l’ordine di quella successione, estinta la linea primogenita, chiamava Ferdinando nostro e i suoi successori, così protestava il re in faccia all’Europa, in data del 9 giugno 1808, contro la cessione fatta dal fratello alla Francia, e proclamava i suoi dritti a quella successione. Francesco Martorana uffiziale delle reali segretarie pubblicava all’uopo una memoria in sostegno de’ dritti de’ sovrani di Sicilia alla successione di Spagna.
Erano molti i bisogni della corte in quell’epoca di trambusto e di guerre, e il re a 15 febbraro 1810 convocava il generale parlamento, commettendo anche questa volta al principe ereditario che presedesse alla solenne apertura. Il discorso pronunziato dal protonotaro in nome del re annunziava estremi bisogni dello stato; e chiedea sacrifizî straordinarî. Feceli il parlamento; conciossiachè, confermando i soliti donativi, ed aggiungendone de’ nuovi, faceva ascendere in massa tutta la contribuzione ad onze 793,510 pagabili ad ogni quattro mesi pospostamente.
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