Rimise nuovamente in possesso Francesco suo figlio della carica di vicario generale, e si ritirò nell’antica sua dimora.
Avvenne in questo tempo (1813) che in Malta sviluppossi la peste, infierendo in tal [723] guisa da far grandemente temere della salute dei vicini luoghi. In principal modo si pensò di cautelare la Sicilia come prossima alla parte infetta, ed energici provvedimenti furon dati per ovviarsi al male; ma per un accidente fu questa parte di reali dominî nel caso di provare gli effetti di quest’orrendo flagello. Gl’Inglesi che stanziavano in Messina avean messe a libera pratica talune barche procedenti dall’isola di Malta, le quali conducevano cavalli da addirsi all’uso di quelli. Inteso ciò il magistrato di salute reclamò altamente contro le violate leggi, e convenne che bisognava dare efficaci provvidenze. Venne in effetto ad impedirsi lo sbarco de’ cavalli, ma la Sicilia dovette indennizzare più del giusto gl’Inglesi del dispendio sofferto.
In mezzo alle predette vicende, Murat cominciava ad esser disamato da’ popoli per ragioni che l’istorie hanno sufficientemente dimostrato. I Napolitani, peggiorando già le sorti di Francia, voleano il mite e placido governo de’ Borboni. Napoleone in mezzo ai trofei delle sue conquiste, voleva l’Europa intera sotto il suo dominio. Era troppo invero: gli animi stracchi dal combattere ed esser battuti desideravano quiete; Murat la voleva tanto, da strigner lega coll’Austria contro la Francia. Qui si appressavano i destini di Napoleone.
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