Partiva il re alla volta di Messina col nerbo della sua armata per attendere il momento favorevole onde debellare il suo ardito avversario. In questa congiuntura egli elesse suo figlio Francesco luogotenente generale del regno (2626); e trasmise le istruzioni fondamentali delle leggi che doveano imporsi, giusta il desiderio de’ Siciliani, che vennero comunicati a diciotto membri. In questo mentre l’altro figlio don Leopoldo alla testa dell’armata austriaca scorreva il regno di Napoli, ovunque ottenendo segni d’obbedienza e di fedeltà pel suo augusto genitore; e Gioachino non sperando altra salvezza che nella fuga, dovette cedere pel trattato di Casalanza il regno al suo legittimo padrone. Ferdinando sbarcò in Napoli li 4 giugno 1815, ove venne accolto con dimostrazioni di giubilo e di gioia; si fecero feste e luminarie, e si benedivano le sorti, cancellandosi le vestigia dell’intruso dominatore.
Il re fu oltremodo contento di ciò che i popoli gli avean fatto, onde volle ben presto esternare i sensi del suo gradimento, coll’applicarsi alle cure dello stato, e le provvidenze allora date furono quali i bisogni richiedeano. Ed in effetto egli pubblicò un decreto (2627) col quale riunì in un solo i due regni di Napoli e Sicilia, secondo le risoluzioni del congresso di Vienna. Trovavasi allora assente dalla Sicilia il principe Francesco, per aver dovuto portarsi in Napoli onde conchiudere il matrimonio della reale principessa sua figlia Carolina col duca di Berry nipote del re dei Francesi, ma facendo poi di nuovo ritorno venne confermato da re Ferdinando suo padre nella carica di luogotenente generale.
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